OperaClick ha incontrato una delle cantanti più interessanti dell’ultima generazione, Marina Rebeka. Sebbene ancora giovane, il soprano lettone è già ampiamente affermato a livello internazionale e in questi giorni è impegnata nella parte di Juliette all’Arena di Verona, dopo la recente Mathilde al ROF di Pesaro.
Come nasce la sua passione per il canto e per la lirica in particolare?
Da piccola andavo a teatro a vedere i balletti, che mi piacevano moltissimo. Sognavo un giorno di diventare ballerina ma non ero portata per la danza. Inoltre mia madre mi diceva che era un modo veramente difficile per guadagnarsi da vivere,e sono perfettamente d’accordo.
A casa studiavo pianoforte ma non con l’intenzione di diventare una musicista. Tutto cambiò un giorno quando mio nonno mi disse: «Sei abbastanza grande per andare all’opera». «E cosa è l’opera?» chiesi io. «Andiamo e vedrai» rispose lui. E così, a tredici anni, ho ascoltato per la prima volta Norma di Bellini. È stato “amore al primo suono” e già dopo il primo atto ho detto: «Nonno, da grande farò questo!». I miei genitori hanno riso, ovviamente, perché ero troppo piccola per studiare canto; non avevo mai frequentato una scuola di musica, non sapevo cosa fossero il solfeggio o l’armonia.
Di nascosto sono andato ad una scuola di musica che aveva appena aperto e dove si insegnava anche canto. Ho convinto la commissione ad ascoltarmi ed accettarmi nella classe di canto nonostante la mia giovane età. Il sabato e la domenica andavo da un’insegnante privata per studiare solfeggio e armonia in modo da poter entrare, dopo tre anni, all’Accademia musicale lettone. Purtroppo non sono stata ammessa: dissero che non avevo la voce per fare la cantante lirica. Così ho continuato col collegio musicale dove mi sono diplomata col massimo dei voti, dopodiché sono entrata al conservatorio in Italia.
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